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domenica 30 dicembre 2012

Cerco te

Gironzolando su youtube mi sono imbattuta in una canzone della quale non sono riuscita a scoprire nulla di più delle sue parole, che ho trovato stupende.


Camminando nel vento
su sentieri di neve e gelo.
Invertendo un po' il tempo 
e le pieghe di un mondo storto. 
Dando vita ai pensieri su un foglio bruciato, 
percorrendo le righe di camice stonate 
io cerco te dentro le nuvole, 
e respirerò il vuoto e l'odore di te.

Osservando per ore una foto ingiallita. 
Nei miei sogni cammini, poi la forma è svanita. 
Quando il suolo che pesto sembra non più tenere
e dal cielo proviene un buon profumo di viole
io cerco te, dietro le nuvole, 
per colmare il buio e l'assenza che c'è...

Ora che non ci sei ti cerco sempre
come prima come prima
Ora che non ci sei vorrei averti
più di prima più di prima

Nei rumori di acciai, tra stranieri ed eroi. 
Nelle piazze che un tempo eran solo per noi. 
Sento viva la vita, la sua forma è mutata, 
hai rapito le stelle con la luna sdraiata 
e cerco te, sopra le nuvole, 
mentre l'alfa e l'omega giocano con la vita.

Ora che non ci sei ti cerco sempre
come prima come prima
Ora che non ci sei vorrei averti
più di prima più di prima

Come faccio a capire
che lo spirito è ancora con me
dove devo cercare
c'era il sole e adesso non c'è

Ora che non ci sei
ti porto sempre dentro
come prima più di prima

Avessi un paio d'ali...

Cerco te...song for Matteo

venerdì 28 dicembre 2012

Frutti preziosi

                                                   
Quando improvvisa
cala la notte nei miei pensieri
e anche col sole il buio vince

Quando improvviso
il cuore mio rinnega la gioia
e le mani restano in grembo

Quando improvvisa
la vita sembra la scia di una barca
la cui schiuma non lascia traccia

Corro a stringere tra le mani
le mani delle mie figlie,
a riempire gli occhi dei loro occhi

E intrecciando le dita tra i loro capelli,
ricordo perché io sono al mondo,
qual è il senso del mio cammino

Dolci frutti del mio giardino
petali profumati della mia vita
siete le luci che illuminano la mia strada



martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale

...E poi ti svegli e ti accorgi che è Natale, e trovi un dono prezioso tutto per te: un sorriso che arriva da lontano.
Non c'è dono che valga più di un sorriso che nasce dal cuore, più di un sincero affetto donato a piene mani. È questo il senso vero del Natale per me...
Sorridi e sogna, sogna sempre sogni più grandi di te, canta a squarciagola la gioia di vivere e poi sorridi ancora, e porgi le tue mani a chi ha bisogno di una carezza e un po' del tuo sorriso.
E sarà Natale ogni giorno.
Questo è il mio augurio per tutti voi.





venerdì 14 dicembre 2012

Se mi hai amato

Se mi hai amato mi verrai a cercare,
sono certo che mi verrai a cercare:
in ogni pietra, in ogni sguardo
e in tutte le stelle.
Perchè il mio corpo scomparirà,
il tuo corpo scomparirà,
ma ciò non farà alcuna differenza.
Perchè, se ci fosse la benchè minima differenza,
vorrebbe dire che tra noi
non è accaduto l’amore.
Perchè l’amore è fuori
dal tempo eterno, immortale.
Se mi hai amato mi verrai a cercare,
sono certo che mi verrai a cercare,
e mi troverai: in ogni sguardo e in tutte le stelle.


OSHO

Vorrei poter donare un sorriso a chiunque mi verrà a cercare, qui o altrove, o nei suoi pensieri, perché cercandomi mi avrà regalato un briciolo del suo amore.
Nelle mie mani, nei miei occhi, nella mia voce, nel mio silenzio, nell'aria che respiro,
chi mi verrà a cercare troverà solo amore.


Ross

lunedì 3 dicembre 2012

Arrivederci

Questo piccolo angolo del web, che è il mio blog "Sogni e voli di fantasia", lo avevo sempre considerato come un cantuccio nascosto in cui rifugiarmi, una soffitta dei ricordi in cui sedermi per terra in silenzio, da sola, o al massimo in compagnia di qualche amico o qualche amica, a scrivere e immaginare guardando il cielo dal lucernario. Avevo quasi l'illusione di essere in penombra, poco più che invisibile, e che questo fosse il mio piccolo rifugio segreto, così diverso dall'altro blog con il quale sono nata.
Nell'altro blog, melarossadelpeccato, racconto di sesso ed erotismo, do vita ai lati nascosti dell'animo umano con le trasgressioni, le "mele del peccato", e mi sento sempre come un "personaggio" che fa il suo show sotto occhi infuocati, il suo spogliarello di burlesque, che accende gli animi e le fantasie più nascoste con le sue storie.
Qui invece è un po' il camerino del teatro, dove mi spoglio di corsetti, autoreggenti, tacchi, lingerie di seta e tutto quanto riporti mentalmente al sesso e alla seduzione, per parlare d'altro.
Qui scrivo tutto ciò che mi passa per la testa, quasi come se fosse un diario scritto sotto forma di racconto, in cui scrivo le mie emozioni e le storie che si impossessano di me.
A volte ho come l'impressione di essere rapita dalle parole, come se fossero loro a condurmi per mano in una storia, e non il contrario. Le storie prendono vita e si colorano mentre io le disegno con le parole, senza un programma prestabilito, senza un percorso già designato, e spesso sono una sorpresa anche per me. Sono le storie che scrivono me, e non il contrario.

D'improvviso, in questo camerino, in questa piccola soffitta virtuale, si sono accese le luci e la soffitta è diventata un salone delle feste in cui un inconsueto andirivieni di persone ha rallegrato la mia giornata. Le parole di cui mi ero vestita, che ai miei occhi erano come un abito un po' sgualcito rimasto troppo a lungo chiuso nell'armadio tra le pieghe delle emozioni riposte e che avevo voglia di tirar fuori per dargli aria, sono diventate improvvisamente un mantello di velluto broccato, un sontuoso abito di fine fattura, una trina sottile di emozioni.

Un'amica, Simona, mi ha presentata e fatta conoscere ai suoi amici lettori e ognuno di loro ha letto le mie parole e cercato di interpretarle in base alle proprie sensazioni ed emozioni, trovando in esse qualcosa di sé o dei propri ricordi, o dei propri pensieri.
Qualcuno ha dispensato consigli, qualcuno vi ha letto la mia malinconia, qualcuno vi ha letto l'amore, qualcuno invece vi ha trovato l'inganno e la facile preda. 
Improvvisamente mi sono sentita spogliata, più nuda che nel blog melarossa, dove vesto e svesto sempre i panni di una donna che non sono.

Nessuno però, al di fuori di me e della persona che mi manca, può veramente interpretare appieno il senso di quelle mie parole, che non sono nate nemmeno come versi ma solo come improvviso urlo dell'anima, nostalgia per un'amicizia. Un'amicizia intensa e particolare, pulita, delicata, tra due persone lontane materialmente e anche anagraficamente ma simili dentro, due anime affini.


Oggi mi sento stranamente svuotata, silenziosa come l'alba di un giorno nuovo, nonostante tutte le parole scritte.

Ho voglia di fermarmi un po' a guardare il mare senza dir più niente, ho voglia di cambiare casa, di viaggiare sola, di partire.
Ho voglia di uscire dal camerino, dalla soffitta, e andare per strada a raccogliere fiori, o a fare palle di neve, o a fare foto ai gatti randagi.
Ho voglia di riprendere in mano la mia vita per proteggerla dal vento e dalla pioggia, ho voglia di una pausa di solitudine.
Ho voglia di chiudere il pc e mettere in pausa la casella email, far riposare mente e cuore, tastiera e dita.

Ho voglia di ballare al buio. In silenzio...in silenzio...


Vado via.
Tornerò, come da ogni viaggio che si rispetti, tornerò.
Tornerò quando le parole mi prenderanno di nuovo per mano e mi ricondurranno qui.
Lascio a ognuno di voi un saluto ed un abbraccio.

Ross

mercoledì 28 novembre 2012

Dove sei?

Dove sei ora che ho bisogno di te?
Dove sono le tue promesse da non mantenere mai?
Dov'è la tua presenza costante e rassicurante, che credevo fosse eterna?
Dove sono i sorrisi che mi regalavi?
Dove sono le tue dita che imperterrite e autonome mi cercavano?


Hai lasciato un vuoto incolmabile dentro me.
Eppure non posso che ringraziare il cielo di averti conosciuto.

martedì 13 novembre 2012

Tra i miei segreti

Ed è possibile che il tempo stringe
Ed è possibile che scorre lento
E puoi sentirti solo ed invisibile
Sotto le stelle del firmamento
E guardo il cielo o è il cielo che mi guarda
E resto solo con la mia coscienza
Ma non c'è un modo per tornare indietro
E di dividere questa esperienza

Sarebbe così facile cercarti poi
Dietro a questi sogni e dentro ai miei pensieri
Però sarebbe ancora molto meglio se
Tutto fosse proprio come ieri
Quando non sapevo e non immaginavo
Tra i miei segreti e me

Negli occhi dell'amore
C'è un sogno che s'avvera
E dentro ci sei tu con me
E passano le ore
E scende giù la sera
E il cielo si fa blu

E di notte poi seguire
Ispirazioni e percezioni dall'ignoto
E dentro me la verità
Si confonde col sogno

E ho camminato lungo strade vuote
Nei labirinti dell'indifferenza
Ed ho pensato a tutte queste cose
Senza trovare una vera ragione
E ho visto gente piangere di fame
Ed altra che rideva per il vino
E ovunque c'era sempre lì qualcuno
Che giudicava e gridava sentenze

Ma vedi in tutto questo se io c'entro o no
Non dipende dal tuo modo di pensare
Quello che ci unisce in questo divenire
Ritroverò con te

Negli occhi dell'amore
C'è un sogno che s'avvera
E dentro ci sei tu con me
E passano le ore
E scende giù la sera
E il cielo si fa blu

E mi chiedo se son' liberi
Gli uccelli da catene del cielo
E dentro me la verità
Si confonde col sogno
E dentro me tu sei già qua

Sergio Cammariere e Roberto Kunstler

martedì 6 novembre 2012

La notte

La notte scende come un mantello di velluto sulle nostre vite, coprendo rumori silenziosi e affanni quotidiani e scoprendo le corde dei nostri sogni.

Stanotte voglio esserci io nei tuoi sogni. 
Voglio adagiarmi nei tuoi pensieri come su un letto di seta. 
Guardarti senza mai abbassare lo sguardo, sfidandoti a fare altrettanto. 
Tormentarti dolcemente come il vento che soffia in montagna e fa tremare i vetri:  voglio farti tremare i polsi, e non per paura o timore, ma per il fluire forte del sangue nelle tue vene.
Voglio martellarti nella testa parole dolci, parole d'amore scritte per te, e mai dette.
Tutte quelle parole, stanotte le lascerò libere di volare e raggiungerti, circondarti come elfi e fate volanti di un mondo di fiaba, come farfalle silenziose ma insistenti, come foglie rosse cipria del vento.
Ti girerò intorno come una presenza impalpabile, eppur forte. Come un profumo.
Come onda sulla battigia batterò le mie ciglia su di te e mi infrangerò in mille cristalli di nuvole. 
Sparirò e riapparirò, e poi ancora mi sentirai accanto. Entrerò in te come fiocchi di neve nell'acqua.

Voglio sentirmi tua ancora una volta. 
Sentire i tuoi occhi cercarmi nel buio, sapendo che mi troverai tra le tue mani.
Cercami lì dove tutto tace tranne il nostro respiro, mi troverai ad aspettare il tuo ritorno stesa su un letto di spine. Un letto che io stessa ho reso tale nella speranza di dimenticare. Di dimenticarti.
Ma tu sei una lama nel cuore che non dimentico, che non voglio dimenticare. 
Sei dentro di me. 
"Cercami, come e quando e dove vuoi, tu cercami, è più facile che mai..."




Mi sono dilettata a montare un piccolo video con queste parole, accompagnate dalla musica di "Cercami" di Renato Zero. Spero possa piacervi.



venerdì 2 novembre 2012

Il buio ha i tuoi occhi

Oggi il cielo sembra strappato a metà: da un lato è di un azzurro commovente, pulito, liquido, abbagliante; da un altro è cupo, nero, minaccioso, triste.
Guido piano in quest'aria stranamente calda per un inizio di novembre, il finestrino aperto a portar via il fumo che soffio fuori con i pensieri, con i capelli che mi svolazzano liberi e, improvvisamente, in questo insolito buio luminoso, una canzone alla radio mi riporta indietro.
Indietro a quando i tuoi occhi silenziosi mi scrutavano nella notte, e ogni sogno aveva il tuo sorriso.
Ancora oggi il buio ha i tuoi occhi.
Te la dedico.


Ho pensato a te intensamente, 
Ho pensato a te continuamente. 
Ho cercato di riportarti qui, 
da me, con me, con ogni mezzo 
riportarti qui a qualunque prezzo. 
E ho lasciato sempre accese 
luci bianche nella nebbia 
per non perderti di più. 
Quante inutili difese 
io che non volevo cedere. 
Anche adesso che 
il buio ha i tuoi occhi 
sono notti che non dormo più 
Belli da urlare i tuoi occhi 
incredibilmente azzurri ma 
sereni quasi mai. 
Il buio ha i tuoi occhi 
belli come li hai soltanto tu, 
come farò a non guardarli più 
a non guardarli più. 
Ho vissuto te, amando amando 
ho vissuto te, esagerando 
quando penso che, mi nutrivo io 
cosi di te, a grandi morsi 
respiravo te, a grandi sorsi 
e per questo lascio ancora 
le mie orme sulla rabbia 
che non hai inseguito mai 
io da sola e tu da solo 
forse mi dovrei convincere 
Solamente che 
il buio ha i tuoi occhi 
sono notti che non dormo più 
Belli da urlare i tuoi occhi 
incredibilmente azzurri ma 
sereni quasi mai. 
Il buio ha i tuoi occhi 
belli come li hai soltanto tu. 
Come farò a non guardarli più 
a non guardarli più. 


martedì 23 ottobre 2012

L'isola che non c'è

"Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto, fino al mattino..."

Quanti di noi sognano l'isola che non c'è, quel posto dove tutto è possibile, dove il tempo non ti tange e dove i sogni si realizzano, lasciando vincere sempre la fantasia sulla realtà, il bene sul male, la gioia sul dolore, l'eternità sul tempo?

Io sogno spesso la mia isola, e il mio modo per farla vivere è scrivere.
La disegno, la contorno, ne creo gli abitanti ideali, le situazioni perfette, i sentimenti giusti al momento giusto per le persone giuste.
Non c'è possibilità di errore nella mia isola, non esiste sbaglio, non esiste cattiveria.
E' un posto dove tutto gira grazie ad un unico carburante: l'Amore.
La mia isola che non c'è  è un posto dove non esistono differenze di razza e di lingua, di età e di religione, dove non c'è fame né povertà, né solitudine, né costrizione.
Sulla mia isola ho tutto ciò di cui ho bisogno, che non è poi molto.
Sulla mia isola non esiste attesa, non esiste illusione, né soprattutto disillusione.
Tutto ciò che posso immaginare, posso fare. E tutto ciò che posso fare lo posso anche disfare.
Sulla mia isola riesco a guardare dritto negli occhi chiunque mi sia davanti, senza sentirmi in colpa per niente.
Nuoto nel mare dei miei sentimenti, alimentati dai miei stessi sogni.
A volte, onde particolarmente grandi mi travolgono e mi fanno perdere per un po' l'orientamento, ma poi mi stendo sulla schiena, faccio la morta a galla, riprendo fiato e tutto ritorna tranquillo.
Sulla mia isola c'è sempre una persona che si perde nei miei occhi, che mi prende per mano per andarcene in giro per il mondo, che mi illumina con un sorriso nel quale mi perdo. Sulla mia isola non sono mai sola.
Sulla mia isola ci sono sempre 25 gradi e un sole caldo e un cielo azzurro, e i tramonti sono quasi sempre di un rosso infuocato, su panorami mozzafiato.
Sulla mia isola non esistono palazzi e strade trafficate, esiste solo la natura e la sua bellezza, e non esiste noia.
La noia!....che noia essere annoiati, guardarsi intorno e non saper che fare, o meglio...non avere voglia di fare nulla. Avere addosso come un vestito bagnato quell'apatia che a volte non ti fa neanche alzare dal letto, che non ti fa uscire di casa perché tanto non avrai nessuno di speciale con cui andare in un posto speciale, nessuno con cui condividere una bella emozione. Solo doveri, doveri e doveri.
E doveri.
Sulla mia isola che non c'è posso mangiare tutta la cioccolata che voglio, cenare a lume di candela e bere champagne, il tutto senza ingrassare e senza ubriacarmi. Posso correre senza avere il fiatone. Il colesterolo è sempre perfetto, come la pressione arteriosa. Naturalmente, appena metto piede sulla mia isola, non ho più un solo filo di cellulite né una sola rughetta...Non invecchio e non mi ammalo, non ho freddo e non ho caldo, a meno che non sia io a decidere di voler sentire la pioggia sulla pelle, o il freddo della neve tra le mani, o il caldo del sole che mi faccia chiudere gli occhi, o un soffio di vento che mi scombini i capelli. Non ho problemi e sono libera di andare o restare, di viaggiare e volare, di cadere e rialzarmi con un sorriso. Sulla mia isola non ho paura.
La mia isola che non c'è  è il mio stupefacente, la mia canna, il mio crack, il mio whisky, quello che mi fa staccare la spina dalla realtà dove non sempre tutto fila liscio, dove spesso le attese sono lunghe e snervanti, dove non sempre è l'amore a regnare sovrano sulle nostre vite ma il dio denaro.
Qualcuno si droga, qualcuno si butta nell'alcool o in una vita spericolata e dissoluta, pur di non sentire quella vena sottile di insoddisfazione che la vita di ogni giorno ci regala, per anestetizzare il cervello.
Io non mi drogo e non bevo: io scrivo. O recito. O leggo. O canto.
Vivo nella fantasia ciò che non posso vivere nella realtà, mi immergo in situazioni talmente fantastiche da farmi dimenticare i piatti sporchi da lavare, o la biancheria da stirare, le bollette da pagare, o il foglio excel da completare entro la fine della giornata.
Il rischio qual è? Quello di disegnare nella mente un'isola talmente perfetta da volerci vivere per davvero e non riuscire più a vedere la bellezza della realtà, con tutte le sue imperfezioni e le sue incognite...Devo assolutamente evitare gli eccessi.
Ogni tanto ho bisogno di un caffè bello forte che mi faccia aprire gli occhi socchiusi e vedere con chiarezza la linea di demarcazione tra fantastico e reale. Un caffè della Peppina, che non si beve alla mattina, né col latte né col the, va bene lo stesso.







sabato 13 ottobre 2012

Vita di una mosca

Sono una mosca e la mia è una vita molto dura. 
Sono uno di quegli insetti che nessuno sopporta e che tutti cercano di cacciare via. Odiata, schifata, bistrattata, anche un po' bruttina, nonostante le stupende ali trasparenti come un velo, additata come "la portatrice di malattie", schiacciata alla prima occasione con un giornale arrotolato o con una paletta forata, o avvelenata con getti mefitici di veleno studiato appositamente per noi. Addirittura una volta mi volevano ammazzare con una paletta cinese che dà la scossa elettrica, ma per fortuna riuscii a sfuggire alla morte. Questi cinesi una ne pensano e cento ne inventano! Quante sorelle e fratelli ho visto morire così, miseramente schiacciate o stordite e poi ammazzate... o attirate con l'inganno in quelle mostruose casette dei balocchi, con le luci azzurre, appese come calde lanterne attraenti, e che invece non sono altro che ...bzzzz... trappole mortali. 
Gli umani sono senza cuore, non capiscono che la nostra è una vita breve, ed è anche una vita di stenti e sacrifici, ed è per questo che "rompiamo le scatole" e svolazziamo in cerca del più piccolo escremento o residuo di cibo, sprezzanti del pericolo. Il nostro tempo è prezioso e lo vogliamo vivere fino in fondo. Se tutto va bene, viviamo al massimo 10 giorni! E in quei dieci giorni arriviamo a depositare fino a 1000 larve dei nostri figlioli, per la continuità della nostra specie. Perché di una cosa non dovete dubitare mai: l'uomo non l'avrà vinta con noi! Siamo piccole ma tenaci e combattive. 
Dovete sapere che abbiamo delle sorelle addestrate appositamente per andare a scoprire gli avamposti nemici e carpire informazioni sulle armi di distruzione "muscolari" che hanno gli uomini. Io da giovane, la settimana scorsa, facevo parte di questo gruppo d'assalto. Ogni volta che andavamo in una casa, noi mosche impiegate in prima linea andavamo a sondare il terreno, a vedere quanti e quali oggetti pericolosi avevano i nostri ospiti (palette, giornali, armi di distruzione chimica come raid, flit, ddt, off, etc.) e poi chiamavamo alle armi anche le altre, appena avevamo un quadro preciso della situazione. "Via libera!"

Ora però che sono vecchia, ho ben 9 giorni e 4 ore, sono in pensione e posso godermi il meritato riposo. Siamo un po' curiose, per essere sincera. Ci piace entrare nelle case della gente, non solo per necessità di sopravvivenza e per trovare riparo e cibo, ma anche per motivi sociali e culturali. Ci divertiamo a stuzzicare gli umani più simpatici e imbranati attaccandoci addosso, o a spiare i gesti quotidiani della gente per poter spettegolare un po'. Non si vive di solo lavoro! 
In questa mia lunga vita ne ho viste di situazioni strane....soprattutto negli ultimi giorni, nel mio periodo di pensionamento, appesa a un soffitto di una camera da letto ho visto una coppia di umani fare cose turche inenarrabili! Altro che le nostre veloci copule a scopo riproduttivo...


Siamo degli insetti di origine milanese, sempre molto efficienti ed organizzati, veloci e particolarmente predisposti al problem solving. Ma resta il fatto che non facciamo una bella vita.
Mica è bello per noi vivere negli avanzi, rubare con insistenza il cibo dalla ciotola del cane, aspettare che qualcuno si distragga per posarci furtivamente nel piatto, rischiando di farci ammazzare. E vi risparmio i dettagli di quando invece siamo costrette a frugare nella spazzatura o nella cacca...
Ci siamo dovute arrangiare e inventare un volo tutto particolare per difenderci dal nemico numero uno: l'uomo. Sfuggiamo con velocità e destrezza ai suoi attacchi cambiando continuamente direzione.
Anche i gatti sono pericolosi, a volte ancor più degli uomini. I gatti sono veloci predatori e si divertono anche a mangiarci o a giocare con i nostri poveri corpi martoriati e storditi fino a finirci. Loro sono ancor più perfidi degli umani.
Ecco, ora che sono arrivata alla fine della mia lunga vita senza farmi ammazzare da nessun umano, l'unico mio desiderio è quello di non morire per mano di un gatto. Anzi, per zampa di un gatto... 
Vorrei poter finire le mie ore in montagna, dove l'aria è pura e fresca, e dove vivono umani più rilassati di quelli che vivono in città. Ed è per questo che ho iniziato il mio viaggio. Viaggio in vespa, una stupenda vespa gialla e nera.
Vorrei poter morire tra le mele della Val di Non o vicino a un lago di montagna.
Sono stata una mosca felice... Ma ora scusate, vado di fretta.
Ciao


giovedì 11 ottobre 2012

Brividi

Ci sono momenti in cui vorresti dire mille cose, vorresti urlare e cantare, vorresti ridere e piangere, e invece resti lì, ferma a guardare i brividi che percorrono la pelle e spengono le parole, accendendo le emozioni.
Ci sono momenti in cui le parole restano intrappolate in gola, in un sorriso silenzioso, cullate tra braccia che ti stringono e labbra che ti sfiorano piano il collo. Perché non sempre le parole servono.
Quei momenti in cui i respiri si placano poco per volta dopo una notte d'amore infinita e rimane solo la voglia di abbracciarsi, avvinghiarsi in un unico corpo, in un unico respiro, in silenzio.
Quei momenti in cui il tuo corpo, teso dagli spasmi dell'amore, finalmente si rilassa e assapora il gusto del riposo.
Quei momenti in cui non sai più dove finisce il sogno e inizia la realtà.
Quei momenti in cui tutto è finito e resta solo l'eco della passione che rimbomba nelle vene.
In quei momenti io sto zitta e buona. Silenziosa all'inverosimile. 
Solo gli occhi parlano, solo quelli non smettono di cantare. 


martedì 9 ottobre 2012

Nel silenzio della notte

























Tutto tace, il mondo dorme, anche la notte ha spento le sue luci.
Una sola brilla in una casa addormentata tra i boschi: la luce di un monitor, finestra su un mondo che è solo mio e tuo, il mondo dei sogni coscienti.

Ti sei alzato di soppiatto nel cuore della notte, il pensiero di perdermi non ti faceva dormire. Ti giravi e ti rigiravi nel letto accanto a lei, la donna della tua vita, della tua vita reale.
Ti sei alzato come un assetato che ha bisogno di un sorso d'acqua per non soffocare, e la tua acqua sono io.
Sono le mie parole.

Io sono l'acqua che ti disseta, il fuoco che ti riscalda, l'abbraccio che ti calma, il battito che ti fa sentire vivo.
Sono il tassello che manca quando il mondo ti sembra imperfetto.
Come me, non riesci a star lontano da un sogno, il nostro, da qualcosa che sappiamo non avrà mai sapore reale, né calore, né odore, né sguardo, eppure dona un gusto unico alle nostre giornate, e alle nostre notti...

No, non scopriremo mai il sapore delle nostre labbra, l'odore della nostra pelle, il calore delle mie mani sul tuo petto. Non mi perderò mai nei tuoi abbracci, né affogherò in un tuo sguardo complice.
Non rabbrividiremo al tocco delle nostre carezze, perché le nostre carezze sono fatte di sole parole e sogni.
Ma anche quelle sanno dare i brividi. Sono puro estratto di emozione.
Vita e gioia e calore e paura di perdersi, tutto racchiuso in parole che volano a migliaia di chilometri e come una folata di vento scompigliano le nostre certezze.

Eppure, anche se il nostro è un sogno cosciente, se chiudo gli occhi ti sento accanto a me ed è come se in un mondo parallelo, un mondo che vive solo dentro di noi e dentro uno schermo di un pc, noi due fossimo amanti da sempre e per sempre.
Forse lo siamo stati per davvero in un'altra vita. O forse lo saremo nella prossima.
Ci incontreremo laddove il tempo piega e perde il suo significato, e finalmente potremo bere insieme un drink su una terrazza affacciata sul mare, con la musica che copre i battiti dei nostri cuori.

Nel buio della notte, nel silenzio che tutto circonda, esistiamo solo io e te, solo noi due e niente più.
Ti porgo il bicchiere, bevi tutto di me.






Tango

Dammi la tua mano, corriamo liberi verso il mare. Spegniamo cervello e cellulari per qualche ora, o anche solo per qualche minuto, e rubiamo un tango in riva al mare.
Prendi la mia mano e fammi girare la testa, fammi credere di cadere, ma sii sempre pronto a riprendermi, guardami con occhi di fiamma mentre mi allontani, e poi con dolce violenza stringimi nuovamente a te.
Balliamo, ho voglia di ballare con te.
E ogni volta che la musica si fermerà resterà nell'aria l'eco dei nostri respiri, la luce dei nostri sorrisi.
Dammi la tua mano e fammi ballare.

Questa sarà la nostra colonna sonora

venerdì 5 ottobre 2012

Luna


Magica e dorata la luna stasera
Appare alla mia finestra con la sua luce
Triste come una donna che piange
Tenera come uno sguardo muto
Eterea e irraggiungibile eppur sempre lì
Ombre di nuvole le coprono il volto
Mentre rapita io guardo da qui
Immagini antiche di re e cavalieri
Memorie passate di un'altra età 
Appaiono insieme al suo manto di luce
Nella notte dei tempi riflessa lassù
Come in un diamante senza età 

Ho visto passato presente e di più 
In quella magica luna c'eri tu

♪♫♪♫♪♫♪♫


mercoledì 3 ottobre 2012

Odio le bugie

Odio le bugie, anche le più piccole e innocenti.
Anche quelle dette a "fin di bene".
Anche quelle dette per amore.

Chi ama davvero non mente, al massimo elude.
Chi mente invece delude.

Relazioni virtuali

Quante relazioni nascono, crescono e poi muoiono solo in questo mondo parallelo che è il web? Tantissime... In circa un anno e mezzo in cui ho frequentato un forum, uno di quei posti dove si dovrebbe solo discutere di argomenti ben specifici, ho visto nascere amori, amicizie, inimicizie, nascere e crescere nel web proprio come se fossimo in un luogo pubblico qualsiasi, in una piazza. Il guaio però di queste relazioni è che fanno un percorso totalmente diverso da quelle tradizionali. È come un percorso fatto a ritroso.

In genere nella vita "reale" ci si incontra, ci si guarda, si sente la voce dell'altro, si osservano i suoi modi di fare, di ridere, di parlare, di interagire con il mondo e con la vita, e poi piano piano si entra in confidenza, ci si apre, ci si racconta, ci si innamora.
Nel web il percorso è diverso.
L'illusione che le persone con cui ci scriviamo, spesso nascoste da un alias e da un avatar, non entreranno mai per davvero nelle nostre vite, ci porta ad aprirci maggiormente, a dire cose di noi, a perfetti sconosciuti, che nella realtà non diremmo nemmeno alla mamma o ad una sorella, o al nostro migliore amico.
E spesso questo mettersi a nudo, che da un lato è fortemente terapeutico perché aiuta a tirar fuori quello che si ha dentro, quasi come se si fosse stesi sul lettino di uno psicoterapeuta, ci espone a pericolosi innamoramenti di entità virtuali senza mani né braccia né occhi, che raramente hanno lunga vita se non si passa poi dal virtuale al reale.
Sull'argomento, proprio in questi giorni, ho letto un libro che mi è piaciuto molto.
Ne avevo letto una piccola citazione che mi aveva affascinato: " mi scriva Emmi. Scrivere è come baciare, solo senza labbra. Scrivere è baciare con la mente"
Questa piccola citazione, nella quale ero inciampata online per caso, mi aveva portata a cercarlo.
E così, l'altra sera, mentre ero in libreria in fila per l'acquisto dei testi scolastici per mia figlia, l'ho preso, e l'ho bevuto in un sorso.
Ah, già...non vi ho detto come si chiama il libro in questione.
"Le ho mai raccontato del vento del nord" di Daniel Glattauer, Feltrinelli Editore.



Le Ho Mai Raccontato Del Vento Del Nord? - Di Glattauer DanieUn'email all'indirizzo sbagliato e tra due perfetti sconosciuti scatta la scintilla. Come in una favola moderna, dopo aver superato l'impaccio iniziale, tra Emmi Rothner - 34 anni, sposa e madre irreprensibile dei due figli del marito - e Leo Leike - psicolinguista reduce dall'ennesimo fallimento sentimentale - si instaura un'amicizia giocosa, segnata dalla complicità e da stoccate di ironia reciproca, e destinata ben presto a evolvere in un sentimento ben più potente, che rischia di travolgere entrambi. Romanzo d'amore epistolare dell'era Internet, il romanzo descrive la nascita di un legame intenso, di una relazione che coppia non è, ma lo diventa virtualmente. Un rapporto di questo tipo potrà mai sopravvivere a un vero incontro?.



Vi riporto qui piccoli stralci tratti da questo libro.


"...Qui ci siamo solo noi due, solo per noi due. Rimarremo in contatto fino a quando uno di noi non resterà a corto di fiato o di voglia. Non credo che sarò io. Buona giornata di primavera, il suo Leo."

"No, Emmi, lei non è una qualunque. Se c'è una che non è una qualunque, quella è lei. Non per me. Lei è come una seconda voce dentro di me che mi accompagna durante le giornate. Ha trasformato il mio monologo interiore in un dialogo. Arricchisce la mia vita interiore..."

"...Ha mai baciato uno sconosciuto? Sto bevendo un altro sorso di bianco del Friuli. Brindo a noi. Sono già un po' ubriaco. Ma non molto. E adesso è di nuovo il suo turno, Emmi, mi scriva. Scrivere è come baciare, solo senza labbra. Scrivere è baciare con la mente. Emmi, Emmi, Emmi."

" Be', me l'ero immaginato un po' diverso il nostro primo rendez-vous a mezzanotte. Leo, ubriaco fradicio! La cosa però ha un certo fascino...."

"...Un consiglio, però: passi all'acqua. O in alternativa, si faccia un bel caffè forte!


50 minuti dopo
R:
Quant'è severa, Emmi. Non sia così severa. Io non voglio il caffè. Io voglio Emmi.
Venga da me. Beviamoci un altro bicchierino di vino. Possiamo bendarci gli occhi, come nel film. Com'era il titolo?, mi lasci pensare. Mi piacerebbe così tanto baciarla. Che m'importa dell'aspetto? Mi sono innamorato delle sue parole. Mi scriva quello che vuole. Sia pure severa. Mi piace tutto. A dire il vero, lei non è per niente severa. Se lo impone, vuole solo sembrare più forte di quello che è. Marlene non beve una goccia di alcol. Marlene è una donna molto sobria, ma affascinante, lo dice chiunque la conosca. Stava insieme a un pilota, uno spagnolo. Ma è già finito tutto. Dice che per lei c'è un solo uomo, io. Sa che le dico? È una bugia. Io non esisto più per lei. Separarsi fa tanto male. Non voglio più separarmi da Marlene. A mamma lei piaceva. Mia madre è morta, era infelice. Me l'ero immaginato molto diverso. Qualcosa di me è morto con lei. Lo sento solo ora che è morta. Mia madre non si è occupata granché di me, solo della mia sorellina. E mio padre se ne è andato in Canada, portandosi con sé mio fratello maggiore. In qualche modo io sono scivolato nel mezzo. Mi hanno ignorato. Ero un bambino tranquillo. Posso mostrarle le foto. Le vuole vedere? A Carnevale mi vestivo sempre da Buster Keaton. Mi piacciono gli eroi dei film muti, tristi e spassosi, che fanno le smorfie. Venga da me, ci beviamo un altro bicchiere alla nostra e guardiamo le foto del Carnevale. Peccato che sia sposata. No, meglio così, che è sposata. Tradisce suo marito, Emmi? Non lo faccia. Fa male quando ti tradiscono. Io sono già un filo ubriaco, ma la mente è ancora lucida. Marlene una
volta mi ha tradito. Diciamo che io so di una volta. Marlene: la guardi e capisci che è una che tradisce. Emmi, adesso la smetto. Le do un bacio. E un altro ancora. E ancora uno. E un altro. Non mi importa chi sia lei. Ho nostalgia della vicinanza di qualcuno. Non voglio più pensare a mia madre. Non voglio pensare a Marlene.
Voglio baciare Emmi. Sono un po' ubriaco, mi scusi. Adesso la smetto. Poi vado a letto. Bacio della buonanotte. Peccato che sia sposata. Credo che staremmo bene insieme. Emmi. Emmi. Emmi. Mi piace scrivere Emmi. Un colpetto del medio sinistro, due dell'indice destro, e uno del medio destro due file più su. EMMI. Potrei scrivere Emmi mille volte. Scrivere Emmi è come baciare Emmi. Andiamo a letto, Emmi.


Il mattino dopo
Oggetto: Salve
Salve Leo, è tornato sulla Terra? Baci e abbracci dalla sua Emmi.

Due ore e mezza dopo
RE:
È ancora lì che pensa a come spiegare a se stesso e soprattutto A ME le sue e-mail notturne?... Non è necessario, Leo. Quello che senza volere mi ha scritto era bello, che dico?, bellissimo. Dovrebbe ubriacarsi più spesso, così si trasforma in un vero sentimentale, molto spontaneo e senza tanti fronzoli, tenerissimo, a tratti persino impetuoso e passionale. Le si addice perdere il controllo! E che onore tutti quei baci!
Quindi, mi scriva di nuovo!!! Muoio anche dalla curiosità di sapere come sta. Senza alcol fatica come un disperato solo per non essere quel Leo che, da ubriaco, viene fuori da sé. Speriamo che non abbia vomitato."


.......


"Oggetto: Mi manca Leo!
Salve Leo, sono io. Lo so, non c'è, è in pausa da se stesso. Come si fa? Anch'io vorrei esserne capace. Ho urgente bisogno di una pausa da me stessa. Invece sono qui a logorarmi alle prese con me stessa. Leo, devo confessarle una cosa. O meglio, naturalmente non devo, e non va nemmeno bene che lo faccia, ma mi preme farlo, tutto qui. Leo: al momento non sono per niente felice. E sa perché? (Presumo che non voglia saperlo, ma non ha scelta, mi dispiace.) Non sono felice perché... lei non c'è. Per essere felice ho bisogno delle e-mail di Leo. Per essere felice mi mancano le e-mail di Leo. Per mia sfortuna, le e-mail che avevo la fortuna di ricevere mi mancano davvero tanto. E da quando conosco la sua voce, mi mancano tre volte di
più.
Ho trascorso la serata di ieri e parte della notte insieme a Mia. È stato un bell'incontro, il primo dopo tanti anni. E vuol sapere perché? (Molto meschino, lo so, ma ascolti con attenzione.) L'incontro è stato bello perché finalmente io ero infelice. Mia dice che, in fondo, non ero diversa dal solito, è solo che stavolta l'ho ammesso, con me stessa e anche con lei. Me ne è grata. Un po' triste, no? Mia sostiene che, in un modo bizzarro, ovvero per iscritto, io mi sia innamorata di lei, Leo. Ritiene che al momento io non possa, per così dire, vivere senza di lei, non felicemente almeno. E dice che riesce persino a comprendermi. Non è orribile? Al tempo stesso, Leo, in fondo io amo mio marito. Sinceramente. L'ho scelto, lui e i suoi figli, lui e i miei figli. Ho voluto questa famiglia e nessun'altra, fino a oggi. All'epoca le circostanze erano tragiche, rimando il racconto a un'altra volta. (Ha notato che parlo spontaneamente della mia famiglia...) Bernhard non mi ha mai deluso, e mai lo farebbe. Mai, mai, mai! Mi lascia libera, esaudisce ogni mio desiderio. È un uomo talmente colto, altruista, calmo, simpatico. È chiaro che con il tempo la routine diventa soffocante. È tutto ripetitivo, non ci sono sorprese. Ci si conosce a menadito, non ci sono più segreti. "Magari il tuo è solo bisogno di mistero. Magari ti sei innamorata di un eccitante mistero," dice Mia. "Che devo fare?" rispondo io: "Di punto in bianco non posso trasformare Bernhard in un eccitante mistero". Leo, che ne pensa: posso trasformare Bernhard in un eccitante mistero? Si possono trasformare otto anni di vita familiare in un eccitante mistero? Ah Leo, Leo, Leo. In questo momento tutto sembra così difficile. Sono di pessimo umore. Mi mancano gli stimoli. Mi manca la voglia. Mi manca... il solo e unico Leo.
Non so a cosa porterà tutto ciò. Non voglio proprio saperlo. Non mi importa. L'importante è che lei mi scriva presto. Per favore, si sbrighi con quella sua pausa-da-se-stesso. Voglio bere ancora vino insieme a lei. Voglio che lei voglia di nuovo baciarmi (non è sgrammaticata, no?). Non ho bisogno di baci veri. Ho bisogno di colui che, in certe situazioni, aveva così tanta urgenza di baciarmi da non poter far altro che scrivermelo. Ho bisogno di Leo. Mi sento così sola con la bottiglia di whisky. Ne ho bevuto talmente tanto, Leo. Si vede? Chissà come sarebbe la vita insieme a Leo? Per quanto tempo continuerebbe la sua urgenza di baciarmi?
Settimane, mesi, anni, per sempre? Lo so, non dovrei pensarci. Sono felicemente sposata. Ma al tempo stesso sono infelice. Credo che sia una contraddizione. Leo, la contraddizione è lei. Grazie di avermi ascoltato. Bevo un altro whisky. Buona notte, Leo, mi manca tantissimo.
La bacerei persino a occhi chiusi. Sì, lo farei. Su due piedi.

Due giorni dopo
Oggetto: Nemmeno una parola
Trenta gradi e nemmeno una parola dall'uomo-in-pausa-da-se-stesso. Lo so, l'e-mail dell'altroieri era ai limiti dello strazio. Ho preteso troppo da lei, Leo? Mi creda, è tutta colpa del whisky. Mia e del whisky. Mia, perché nascondo qualcosa dentro di me. Del whisky, perché lo ha fatto uscire fuori. Trepidante di desiderio, Emmi.

Il giorno dopo
Nessun oggetto
Vento da sud... e ciononostante continuo a rivoltarmi nel letto. Un'unica lettera dell'alfabeto da parte di Leo e mi addormenterei all'istante. Buona notte, mio caro inpausa-da-se- stesso.

Due giorni dopo
Oggetto: La mia ultima e-mail
Nessuna replica alla mia ultima e-mail! Leo, quello che sta facendo è davvero spietato! Per favore la smetta, mi fa patire le pene dell'inferno. Le concedo tutto, fuorché il silenzio.

Il giorno dopo
Oggetto: Replica
Cara Emmi, mi ci sono volute solo un paio di ore per impormi una decisione che mi cambierà la vita. Ma mi ci sono voluti nove giorni per comunicare a lei le conseguenze. Emmi, tra qualche settimana mi trasferirò per almeno un paio di anni a Boston. Dirigerò un gruppo di ricerca all'università. Il lavoro è estremamente
allettante, dal punto di vista sia scientifico, sia economico. La mia situazione mi permette di scegliere liberamente. Non ho molto cui dover rinunciare, qui.
Evidentemente, è destino della nostra famiglia cambiare continente una volta nella vita. Sentirò la mancanza di qualche caro amico. Sentirò la mancanza di mia sorella Adrienne. E sentirò la mancanza di Emmi. Sì, sentirò soprattutto la sua mancanza.
Ho preso anche un'altra decisione. Sembra così dura che mi tremano le dita, adesso che devo comunicargliela per iscritto, subito dopo i due punti: Metto fine al nostro rapporto via e-mail. Emmi, devo togliermela dalla testa. Lei non può continuare a essere il primo e l'ultimo pensiero della giornata per il resto della vita. Non è sano. Lei è "già impegnata", ha una famiglia, dei doveri, delle sfide, delle responsabilità. È
molto affezionata a suo marito, siete felici nel vostro mondo, me lo ha fatto intendere chiaramente. (Basta un cocktail ad alto tasso di whisky e desiderio, come è successo nella sua ultima lunga e-mail, per crearsi a parole uno stato d'animo d'infelicità, stato d'animo che però svanisce al massimo al risveglio il giorno dopo.) Sono convinto che suo marito la ama, come si può amare una moglie dopo così tanti anni di vita insieme. Secondo me, quello che le manca è solo un pizzico di avventura extraconiugale all'interno della sua mente, un velo di trucco per la sua pallida quotidianità affettiva . Ecco l'origine dei suoi sentimenti per me. Ecco la base della nostra relazione di parole. Presumibilmente, a lungo andare per lei sarà fonte di confusione molto più che di arricchimento. Veniamo a me: Emmi, io ho 36 anni (ecco, adesso lo sa). Non ho intenzione di passare la vita insieme a una donna a mia disposizione solo dentro una casella di posta. Boston mi offre la possibilità di ricominciare daccapo. D'un tratto mi è tornata la voglia di conoscere una donna nella maniera più tradizionale possibile: prima la vedo, poi sento la sua voce, poi il suo odore, poi forse la bacio. E più avanti, capiterà che le mandi un'e-mail. Il percorso inverso, quello che abbiamo fatto noi, era ed è incredibilmente eccitante, ma non porta a nulla. Devo sciogliere il mio blocco mentale. Per mesi, ho visto Emmi in ogni donna che incrociavo per strada. Nessuna però poteva competere con quella vera, nessuna poteva farle concorrenza, perché quella reale era al riparo da qualunque pubblico, separata dalla società, isolata, era tutta per me nel mio computer. Lì andava a prendermi al lavoro. Lì mi aspettava prima, dopo, al posto della colazione. Lì mi augurava la buona notte al termine di una lunga serata insieme. È capitato abbastanza spesso che si trattenesse con me fino alle prime luci dell'alba, nella mia stanza, nel mio letto, si infilasse di nascosto sotto le coperte, accanto a me. Eppure è rimasta sempre irraggiungibile, inafferrabile. Le sue immagini erano così delicate e fragili che non avrebbero retto al mio sguardo concreto senza formare crepe e incrinature. Avevo l'impressione che questa Emmi artefatta fosse di filigrana, tanto che se l'avessi sfiorata anche solo una volta si sarebbe accartocciata. Il suo corpo non era nient'altro che l'aria fra i tasti delle lettere con cui giorno dopo giorno la plasmavo a parole. Un soffio... e sarebbe sparita. Sì, Emmi, per quel che mi riguarda è finita: chiuderò la casella di posta, soffierò sulla tastiera, abbasserò lo schermo del computer. Mi congederò da lei. Suo Leo.

Il giorno dopo
Oggetto: Sarebbe un addio?
Era la sua ultima e-mail? Non è possibile! Con la presente, non credo più nell'ultima e-mail. Leo, ehilà! Se vuole svignarsela, non le chiedo certo una prodezza comica. Ma che significa questa farsa a metà fra il tragico e l'amaro? Che razza di congedo sarebbe? Come devo immaginare che sia la sua faccia mentre soffia con aria melodrammatica sulla tastiera? Ok, d'accordo, ultimamente mi sono un po' lasciata andare. Ho anche già cominciato a straparlare. È capitato che la mia indole, di per sé un peso mosca, sia diventata un sacco di cemento. Sì, mi sono portata dietro la nostra maxi-casella di posta elettronica. Mi sono un po' innamorata di Mister Anonimo, è vero. Nessuno di noi due è veramente riuscito a togliersi l'altro dalla testa, perciò non incolpiamoci a vicenda. Ma non vedo che motivo c'è di trasformarci in un Tristano e
Isotta virtuali. Se vuole partire per Boston, parta per Boston. Se vuole smettere di scrivermi e-mail,
smetta di scrivermi e-mail. Ma non smetta in questo modo!!! A livello di scrittura come di emozioni, non è all'altezza del suo stile e della mia dignità, amico mio. Soffiare sui tasti, suvvia Leeeo! Quant'è kitsch! Devo pensare: "È così che il tizio ha parlato tutto il tempo?". Per cortesia, mi dimostri che quella che mi ha mandato non era la sua ultima e-mail. Come conclusione vorrei qualcosa di positivo, di sorprendente, un'uscita in grande stile, un bell'effetto finale. Per esempio, dica: "E, per concludere, propongo di incontrarci!". - Almeno sarebbe un finale divertente. (Ecco, e adesso, se permette, mi ritiro a piangere.)

Cinque ore dopo
R:
Cara Emmi, e per concludere, propongo di incontrarci!

Cinque minuti dopo
RE:
Sta scherzando?"


E non finisce di certo qui....



P.S. del 19 ottobre 2012

Ringraziando la gentile segnalazione di un lettore, ora potremo anche conoscere il seguito di questa storia."La settima onda"- Daniel Glattauer. Recensione


mercoledì 26 settembre 2012

La felicità...

La felicità è nella gioia delle piccole cose, in una risata tra amici, un bicchierino di limoncello, una sigaretta condivisa chiacchierando.
A volte la si cerca in chissà quali lontane avventure, nel lavoro, nell'affermazione economica, nel possesso di ogni tipo di ricchezza materiale, o in grandi storie d'amore...e invece lei è là che ti aspetta dietro l'angolo, travestita da vita normale, di tutti i giorni, ma con quel pizzico di sapore in più che si riesce a cogliere solo quando si è in buona compagnia.
La felicità è una pietanza che va condivisa per poterla gustare davvero, come un cous cous mangiato insieme dallo stesso piatto, con le mani.
La felicità segue una strana regola matematica: si moltiplica quando la dividi in due, è un'attitudine, e solo alcune persone sono in grado di farcene ricordare, di risvegliarla da un lungo sonno.
Quelle persone con le quali  non smetteresti mai di parlare, di giocare, di ridere e di piangere insieme, quelle che ti fanno dimenticare lo scorrere del tempo, e che quando vanno via a volte vogliono avere l'ultima parola...
E anche in quel caso ti fanno sorridere dentro.


lunedì 24 settembre 2012

Il silenzio

Il silenzio mi struscia addosso come un vestito un pò ruvido.
Mi è stretto, scomodo, e non mi dona. Mi rimanda indietro le mie stesse parole con l'eco del pessimismo.

Di tutti i silenzi che conosco, amo solo quel silenzio vivo che puoi ascoltare in natura.
Si, quel silenzio mi piace. 

Il silenzio di una spiaggia d'inverno il cui unico rumore è quello dell'onda che si infrange sulla riva. 

Il silenzio di un parco o di un bosco, interrotto solo dal crepitare croccante delle foglie sotto le scarpe.

Il silenzio notturno che ti fa distinguere il rumore di un treno in lontananza che chissà dove porta il suo carico umano.  

O quel silenzio mattutino rotto solo dal gorgoglio del caffè che sale nel beccuccio della caffettiera, spargendo nell'aria il profumo del buongiorno, quando tutti ancora dormono, tutti tranne gli uccellini in giardino.

Quello è il silenzio che mi piace.
Un silenzio rumoroso, un silenzio in cui c'è comunque vita.

Odio invece quei silenzi in cui gli sguardi vagano imbarazzati in cerca di un argomento che non si trova più.
O quel silenzio carico di parole già dette, quando non resta più nulla da poter dire.
O quel silenzio che si lascia dietro una porta chiusa.
Odio anche quel silenzio che si agita in me e non trova voce.
Quella calma piatta dei giorni sempre uguali seppur diversi, in cui non sento il battito del cuore che sale in gola a soffocarmi piacevolmente.
Odio quell'interminabile silenzio che mi porta a voler sfregare tra le mani la mia vita come fosse una biro che non vuol scrivere più.

Resto ad ascoltarlo per un po', impaziente. Ma poi scoppio.

Ho sempre voglia di urlare quando il silenzio mi assale.
Ho voglia di aprire quella porta sbattuta e correre per strada, rincorrere chi è andato via e costringerlo a guardarmi negli occhi.
Ho voglia di rompere il silenzio prima che il silenzio rompa me, facendomi male.

Io non so stare in silenzio, seduta paziente ad aspettare che prima o poi il caffè venga su a dirmi che è un nuovo giorno...
Quando il silenzio scende su di me lasciatemi urlare. 

Lasciatemi cantare e strepitare come una matta da legare.

Lasciatemi correre in auto con i finestrini abbassati e il vento che mi strappa dai capelli la malinconia.

Lasciatemi essere me stessa.

Si, lasciatemi urlare.


sabato 22 settembre 2012

L'animo in pace...



[cit. Francesco Burdin]
[immagine di Scarabottolo]

Piccoli appunti rubati a pagine di facebook...


Si, è proprio così. Se hai l'animo in pace non hai nulla da scrivere.
Se le emozioni, belle o brutte che siano, non ti lacerano e ti avvolgono e ti stravolgono, se non ti tolgono il respiro, non troveranno mai la strada per uscire sotto forma di parole.

Quindi...se un giorno non dovessi più scrivere...almeno mi consolerò pensando che ho "l'animo in pace".

La frutta fa bene


"Ammetto la mia colpa...non mangio molta frutta.
Si, dottore, lo so che ne dovrei mangiare almeno tre porzioni al giorno, ma mi annoia stare lì a sbucciare, a tagliare, a sporcarmi le mani.
Cosa suggerisce?"



....Si, l'idea mi piace!

Un bacio al gusto di mela, ottimo modo per far mangiare frutta ai ragazzi, e anche ai non più ragazzi come me... :-)

martedì 18 settembre 2012

Dedicato a una persona speciale

Sto piangendo.
Sto piangendo di gioia e di nostalgia contemporaneamente.
Sto piangendo lacrime e sorrisi, mischiati come un fiume in piena, un fiume di montagna che scende impetuoso e porta con sé detriti e acqua limpida;
sto piangendo emozione e gratitudine, allegria e dolore, confusi tra loro come tutte le parole che non sono riuscita a dire, aggrovigliati tra le mani come tutte le carezze che non son riuscita a dare, liquidi come un sacro fiume d'Amore che lava via le colpe del cuore.

Ci sono momenti in cui si arriva "alla frutta"....
momenti in cui il sorriso si spegne, il volto si ingrigisce, i movimenti rallentano, i giorni scorrono tutti uguali e senza emozione, e ogni cosa che si fa perde senso; momenti in cui si pensa di non dover sperare più in niente, in cui non ti aspetti niente, non sogni più, non usi più la fantasia per volare alto, non desideri più nemmeno volare.
Ma improvvisa arriva una mano, una mano da lontano, una mano amica, che in un modo o in un altro ti fa arrivare una carezza e un sorriso, per non farti sentire sola.
E allora d'improvviso tutto si illumina, anche il cuore buio in cui si era spenta la luce un po' per volta.

C'è una sorta di alchimia tra me e questa persona speciale e, anche se siamo distanti, anche se la nostra amicizia è nata e vive solo in questo angolo nascosto al mondo, eppure esposto agli occhi di tutti, in questo piccolo, ristretto, limitato eppur infinito mondo virtuale, che mi segue in ogni momento grazie allo smartphone, che porto con me dovunque vada, in tasca come un fazzoletto, la sento vicina più che mai, anche quando restiamo in silenzio.

Mi sembra a volte di sentire il suo respiro accanto, quando a me manca il respiro, e a volte, al buio, mi sembra di vedere i suoi occhi guardarmi da lontano, quando non riesco a vedere oltre il mio naso.

Se il web è come un bosco in cui puoi trovare lupi cattivi e funghi velenosi, e se la tecnologia ha molti contro e pochi pro, almeno mi ha dato l'opportunità di conoscere ed apprezzare una persona meravigliosa, un fiore nella neve, che mi ha regalato sempre affetto sincero.

Ti voglio bene.

Ross




venerdì 14 settembre 2012

Le parole nel web

Scripta manent
Tutto ciò che è scritto lascia un segno permanente, sia in ambito legale, sia in ambito letterario, o anche in ambito personale. Le parole scritte hanno sempre avuto una forza maggiore di quelle soffiate al vento.
Non solo hanno maggiore forza, ma hanno anche vita più lunga, soprattutto perché non possono essere modificate o travisate passando di bocca in bocca.

Le lettere per secoli hanno rappresentato una forma di comunicazione molto importante, a volte anche l'unica; quando si scrive si ha modo di essere più esaustivi perché si ha modo di rileggere ciò che si è scritto ed eventualmente correggere, limare, smussare, per dare il giusto significato alle proprie parole, il giusto colore.
Ma oggi c'è una nuova forma di parola scritta, lo scritto nel web.
Ha ancora quel valore di "permanenza" dello scritto su carta?
Naturalmente non parlo di email, che una volta ricevute restano e lasciano traccia indelebile, ma di tutto ciò che si pubblica nei blog, nei social network, nei forum.
Mi sono posta questa domanda ogni volta che, nei luoghi virtuali che ho frequentato, qualche utente si è cancellato, cancellando in un sol colpo di spugna anche tutto quello che aveva scritto e pubblicato.

Ebbene, l'ho fatto anche io.

Ero iscritta ad un forum, quello nel quale ho iniziato per puro gioco a scrivere racconti erotici, poi trasferiti nel mio blog melarossadelpeccato, e qualche giorno fa, in un momento di sconforto in cui non sapevo più chi ero e cosa ci facevo in quel posto, ho deciso di cancellare tutto.
E' bastato un click e tutte le mie parole, milioni di parole, discussioni, racconti, messaggi, "amicizie", è sparita, naufragata nel grande mare del web, sparita tra i flutti.
E non mi manca.

Che valore avevano quelle parole se sono sparite come un sasso nell'acqua?
Eppure erano scritte...

Anche da qui potrei sparire in un lampo, anzi...in un click.
Potrei decidere un giorno di cancellare tutto, far sparire i blog, la casella email, tutti i riferimenti.
Cosa resterebbe?
Resterebbe solo un segno più o meno superficiale, più o meno profondo, in chi le ha lette e le ha fatte sue, alla stessa maniera delle parole sussurrate al vento.
Il web è come il mare, é immenso e bellissimo, a volte pericoloso, può essere fonte di grande conoscenza, luogo di informazione o di svago, ma può anche inghiottirti in un solo momento e farti sparire.
Scripta manent... solo finché lo vuoi tu


giovedì 13 settembre 2012

La solitudine

La solitudine mi divora, come un animale affamato si ciba di me, mi strappa le carni e mi succhia il cuore, rompe il silenzio con le lacrime, avvolge i miei giorni di grigio bagliore.
La solitudine è il mio malessere. Ciò che mi spegne il sorriso, che modifica il mio aspetto in peggio, che mi fa invecchiare di colpo.
La solitudine non è mancanza di compagnia....è la mancanza dell'unica persona che vorrei accanto, dell'unica voce che vorrei sentire in questo grande chiasso.


sabato 8 settembre 2012

Say a little prayer for you












The moment I wake up
Before I put on my makeup
I say a little pray for you
While combing my hair now,
And wondering what dress to wear now,
I say a little prayer for you

Forever, and ever, you'll stay in my heart
and I will love you
Forever, and ever, we never will part
Oh, how I love you
Together, forever, that's how it must be
To live without you
Would only meen heartbreak for me

I run for the bus, dear,
While riding I think of us, dear,
I say a little prayer for you
At work I just take time
And all through my coffee break-time,
I say a little prayer for you

Forever, and ever, you'll stay in my heart
and I will love you
Forever, and ever we never will part
Oh, how I'll love you
Together, forever, that's how it must be
To live without you
Would only mean heartbreak for me

I say a little prayer for you

I say a little prayer for you

My darling believe me, ( beleive me)
For me there is no one but you!
Please love me too (answer his pray)
And I'm in love with you (answer his pray)
Answer my prayer now babe (answer his pray)

Forever, and ever, you'll stay in my heart
and I will love you
Forever, and ever we never will part
Oh, how I'll love you
Together, forever, that's how it must be
To live without you
Would only mean heartbreak for me (oooooooooh)


Scene tratte dal film "Il matrimonio del mio migliore amico"

Quando una persona a cui tieni tanto si allontana da te in cerca della felicità, alla fine, sulla tristezza dell'abbandono, prevale sempre la volontà di vederlo felice. Alla fine...
Bello questo film, e stupenda la canzone...
I say a little prayer for you....oggi mi gira nella testa e non vuole uscirne.

Goodbye


La gattara

Mi chiamo Marisa, e sono la gattara del quartiere.
Tutti mi considerano una pazza perché mi vedono uscire in vestaglia e ciabatte, con i capelli come un cespuglio scolorito, o perché mi sentono parlare con i gatti come se fossero persone.
Ma loro non sanno....non possono capire.

Da quando il nostro unico figlio è morto di overdose, e da quando mio marito mi ha lasciata per fuggire chissà dove con una ragazza ucraina, i gatti mi hanno salvato dalla pazzia.
Ogni giorno la rabbia mi consumava dentro, mi toglieva il fiato, le forze.
E poi scoppiava improvvisa come un temporale.
Ogni giorno rompevo un pezzo della mia casa, della mia vita, urlando; non importava che fossero piatti, bicchieri, vasi. Dovevo rompere qualcosa, sentire lo stesso strappo, la stessa lacerazione, lo stesso insopportabile rumore che sentivo dentro la mia testa, anche fuori da me. Dovevo urlare il mio dolore.
Ho rotto anche tutti gli specchi, a dispetto delle scaramanzie più cretine.
Tanto i miei sette anni di sfiga li avevo già avuti.
I vicini di casa varie volte hanno chiamato il 118 per paura che potessi fargli del male, durante i miei accessi di ira. Sono stata legata ad un letto, sedata, privata di ogni dignità. Imbottita di psicofarmaci che mi facevano parlare come se avessi avuto un cucchiaio di colla in bocca.
Ma loro non sanno...non potevano capire.

Io rompevo tutto quello che mi circondava e che mi ricordava in qualche modo i miei errori.
Errori di madre innanzitutto, di madre incapace di proteggere mio figlio dalla droga.
Errori di moglie, per non essere stata capace di farmi amare per sempre da quel vigliacco...
Rompevo i ponti con il passato rompendo gli oggetti di cui ero circondata.
Combattevo con le voci che incessanti mi chiamavano, da dentro la mia testa, e mi deridevano, mi urlavano la mia pazzia. Vedevo ombre sui muri, sentivo spifferi improvvisi, e sentivo le voci dei morti darmi il tormento tutte le notti.

Uscita dall'ospedale per la seconda volta, mi sono promessa di non ricaderci più, e così mi sono chiusa nel mio mutismo.
Quando sentivo la rabbia salire improvvisa, uscivo di corsa da quella casa maledetta, anche in vestaglia e ciabatte.
Tanto non me ne fregava un cazzo del mio aspetto esteriore, non dovevo piacere a nessuno.
Seguivo solo l'urgenza di scappare e non rompere niente. Per non ritornare su quel letto d'ospedale, legata come un cane bastonato, addormentata nello spirito e nel corpo.

Ed è stato durante una delle mie fughe da casa che ho conosciuto i miei gatti.
Sono loro la mia famiglia ora, l'unica fonte di affetto sincero, l'unica compagnia nelle mie giornate solitarie. Loro non hanno paura di me.
Ogni mattina mi sentono arrivare da lontano e sbucano da ogni pertugio, da ogni anfratto, da sotto le auto parcheggiate, o dai giardini in cui si riparano, e mi corrono incontro.
C'è Cindy, la più anziana, che ho chiamato così per le sue adorabili scarpine di pelo bianche.
Il giorno in cui la trovai mi sembrò una piccola Cenerentola, tutta sporca, grigia, ma con quei piedini bianchi che sembravano scarpine di cristallo. Aveva paura inizialmente, ma aveva anche tanta fame, e il profumo del prosciutto nel panino che stavo mangiando, seduta su una panchina, le dette il coraggio di avvicinarsi quel tanto che bastava per chiedermi con gli occhi e qualche miagolio di poter avere anche lei un pezzo di quel che avevo tra le mani.
Da allora diventammo amiche, e credo che poi sia stata lei a dire in miagolese anche ai suoi altri amici che di me si potevano fidare.
E così il giorno seguente, quando andai di nuovo su quella panchina a rimuginare sulla mia vita, con lei arrivò anche Romeo, un bellissimo gatto rosso, dall'aria sfrontata e battagliera. Aveva varie ferite di guerra, un naso tutto graffiato, ma un'aria fiera e coraggiosa. Detti anche a lui parte del mio pranzo.

Mi sedevo lì e lasciavo che mi corteggiassero per avere un boccone...
E ogni giorno si ripeteva come un rito il nostro incontro.
Mi calmava accarezzare quei peli sporchi e ispidi.
Eravamo uguali, soli, abbandonati al nostro destino.
Oggi il nostro è più un incontro tra amici che uno tra gattara e gatti affamati.
Parliamo di tutto, loro mi mostrano sempre il loro affetto. E conosco il carattere di ognuno di loro.
Lì, sotto a quel muretto, c'è sempre Wudi, il gatto più fifone di tutti ma che ha un debole per i wurstel.
Per questo l'ho chiamato Wudi...
E poi ci sono anche tutti gli altri, Zeus, Moira, Tigre, Lalla, Nerina con tutti i suoi numerosi cuccioli.
Non sono mai riuscita a contarli tutti, ma saranno almeno una dozzina di gatti che ogni giorno parlano con me e mi ascoltano.
Loro si che mi ascoltano.
Hanno ascoltato buoni buoni tutta la mia vita, i miei sfoghi, e quando mi hanno vista piangere, mi hanno dato amore, mi hanno fatto le fusa.
Loro sentono i miei stati d'animo.
Si accoccolano vicino ai miei piedi, qualcuno più ardito sale sulla panchina e si struscia al mio braccio per farmi capire che mi vuole bene.
Perché non è vero che i gatti non amano nessuno. Loro sanno essere più fedeli di un cane. Più fedeli di un uomo.
Quando Nerina ha avuto la sua ultima cucciolata con Romeo, lui è cambiato. Da gatto sfrontato e battagliero si è trasformato in premuroso papà. Quando lei era nella cuccia che le avevo preparato nell'angolo più riparato del giardino, fatta con un bel cartone con dentro una copertina di pile, lui le faceva la guardia, le strofinava il muso sul suo, come per baciarla, e quando lei si allontanava un attimo per andare a mangiare, lui restava lì e faceva attenzione che i cuccioli non uscissero dalla improvvisata cuccia.
Tutti rispettano le regole gerarchiche e nessuno si permette di mangiare prima che abbia iniziato a scegliere Cindy. E' lei quella che comanda. E' lei quella che per prima si è fidata di me, che si è messa in gioco per un pezzo di prosciutto. Ed è lei che sceglie se gli altri possono o non possono mangiare.
Quando torno verso casa, i più coccoloni, in genere i cuccioli, mi seguono sempre fino al portone. A volte rischio anche di cadere inciampando nelle loro zampe. Vogliono sentire il contatto con il mio corpo fino all'ultimo istante. Camminano a zigzag tra i miei piedi, strusciandosi e cercando di mantenere il passo.

Non ne ho mai portato uno a casa, anche se per qualche istante ci ho pensato, ma poi la consapevolezza che la mia casa sarebbe stata una prigione anche per loro mi ha fatto cambiare idea.
Così ora sono sempre io che vado da loro, lascio che siano loro ad accogliere me.
Sono gattara da diversi anni ormai, si, ma sono i gatti che si sono presi cura di me, non il contrario.
Mi chiamo Marisa, e con i gatti non sono più una donna sola.



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Chi è Manuela Rossa

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Manuela Rossa è un personaggio di fantasia, una sorta di "alter ego" di una donna che ha scoperto il potere dell'immaginazione e della scrittura per raccontarsi innanzitutto a sé stessa. I suoi scritti sono frutto di fantasia e non attingono che in modo marginale alla vita reale.

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